STUDI – Mercati del made in Italy: a giugno 2020 segno più per Svizzera, Belgio e Giappone, pesante calo per Usa e Spagna
L’esame dei dati sul commercio estero pubblicati dall’Istat la scorsa settimana evidenzia che a giugno 2020 le esportazioni consolidano il recupero, mettendo a segno una crescita del 14,4% rispetto al mese precedente. Nonostante il recupero di maggio e giugno, nel secondo trimestre 2020 la variazione rispetto al trimestre precedente resta ampiamente negativa (-24,8%), a causa del forte calo registrato ad aprile.
A giugno 2020 l’export registra ancora un’ampia flessione su base annua (-12,1%), ma in netta e progressiva attenuazione rispetto a maggio (-30,4%) e aprile (-41,5%); a giugno la contrazione è più marcata verso l’area extra Ue (-15,1%) rispetto a quella Ue (-9,2%).
Dall’indagine sulla fiducia delle imprese sembra emergere qualche segnale di un miglioramento della domanda estera nei mesi estivi: in particolare migliorano le attese sul fatturato all’export delle imprese manifatturiere, passando da -16,0 di gennaio-marzo a 8,2 nel secondo trimestre del 2020.
In chiave settoriale, con una lettura che combina trend e peso dell’export del singolo comparto, tra i settori no energy che contribuiscono maggiormente alla flessione tendenziale dell’export a giugno 2020 si segnalano mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-24,9% rispetto ad un anno prima), macchinari e apparecchi (-8,4%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-9,4%) e autoveicoli (-20,5%). In aumento su base annua le esportazioni di computer, apparecchi elettronici e ottici (+12,6%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+2,3%).
Nei primi sei mesi dell’anno la flessione tendenziale dell’export (-15,3%) è dovuta in particolare al calo delle vendite di macchinari e apparecchi (-20,0%), metalli di base e prodotti in metallo (-14,0%), autoveicoli (-32,0%), articoli in pelle (-28,4%) e mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (-22,0%).
I mercati che contribuiscono maggiormente alla caduta dell’export a giugno 2020 sono Stati Uniti (-22,4%), Spagna (-21,7%), Francia (-9,7%), Regno Unito (-11,2%). In aumento le vendite del made in Italy verso Svizzera (+4,7%), Belgio (+7,5%) e Giappone (+8,1%).
La flessione del mercato Usa – Nei primi sei mesi del 2020 il calo di vendite di made in Italy negli Usa ammonta a 2.340 milioni di euro. Colpiti in particolare i prodotti della moda (-33,7%, pari a 657 milioni in meno di esportazioni in sei mesi), autoveicoli (-32% pari a 564 milioni in meno) e macchinari (-19,5% pari a 827 milioni in meno).
Il persistere della gravità del contagio negli Usa – come documentato nella mappa del report dell’Ecdc, l’agenzia dell’UE contro le malattie infettive – potrebbe ulteriormente penalizzare le vendite del made in Italy nei restanti mesi dell’anno. Negli Stati Uniti i decessi da Covid-19 al 12 agosto hanno superato le 164 mila unità, quasi tre volte le 58 mila perdite Usa nella guerra del Vietnam.
Nel confronto internazionale tra i maggiori esportatori verso gli Usa, sulla base degli ultimi dati disponibili di Eurostat il calo nei primi cinque mesi dell’anno (gennaio-maggio 2020) sul mercato statunitense è più marcato per Francia (-21,2%), seguita da Germania (-15,9%), Spagna (-12,8%) e Italia (-7,9%). Flessione più contenuta per Paesi bassi (-3,4%), mentre si mantengono in territorio positivo le esportazioni di Irlanda (+8,9%) e Belgio (+9,0%).
Le recenti tendenze dell’economia italiana e del sistema della MPI nel 7° report Covid-19 ‘I settori economici e le MPI, tra crisi Covid-19 e lenta ripresa”. CLICCA QUI PER SCARICARE I GRAFICI .