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CONFARTIGIANATO TRASPORTI, FREJUS STOP DAL 1 OTTOBRE AI VEICOLI EURO 3 E EURO 4

VIABILITÀ, FREJUS: DAL 1° OTTOBRE STOP AI VEICOLI EURO 3 ED EURO 4 Confartigianato Trasporti informa che, terminato il periodo delle proroghe, entrate in vigore nel periodo dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, da oggi 1° ottobre 2020 è interdetta la circolazione nel Traforo del Frejus per i mezzi appartenenti alle classi ecologiche Euro 3 ed Euro 4. Per maggiori informazioni link al sito Traforo del Monte Bianco

SMOG, GIORGIO FELICI, NO ADDOSSARE LA LOTTA CONTRO L’ INQUINAMENTO AGLI ARTIGIANI

SMOG. GIORGIO FELICI (PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO PIEMONTE): “AGLI ARTIGIANI NON SI PUÒ ADDOSSARE LA CROCE DELLA LOTTA CONTRO L’INQUINAMENTO” “Alla Regione chiederemo esenzioni per chi utilizza i mezzi N1, euro 3 diesel ma,  soprattutto, provvedimenti non estemporanei.” “Tutte le mattine un artigiano si sveglia, si affaccia alla finestra per vedere che tempo fa e si chiede: potrò circolare e lavorare? Domani mattina sicuramente la risposta sarà negativa, visto l’ennesimo annuncio del blocco del traffico. Insomma, la giusta lotta all’inquinamento prosegue con provvedimenti tampone. Come artigiani non intendiamo sopportare una simile improvvisazione in materia di mobilità”. Così Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, commenta la nuova decisione del blocco del traffico. “Pmi, micro-imprese e artigiani vivono tra mille difficoltà: 3 mesi di lockdown, oneri fiscali e burocratici, zero liquidità, ripartenza lenta. Ora non possono chiederci di portare anche la croce della lotta all’inquinamento, che deve essere condotta adottando misure strutturali non solo in tema di mobilità. Su questo fronte non vediamo novità. Peccato che ora la situazione delle nostre imprese non è solo difficile, ma drammatica. Giardinieri, idraulici, elettricisti: sono davvero tanti gli artigiani preoccupati dal dover subire un ulteriore grave danno economico. Utilizzano il furgone come strumento di lavoro, per raggiungere i clienti o per fare consegne. Bloccarli vuol dire impedire loro di lavorare, e davvero pochi sono nelle condizioni di poter investire decine di migliaia di euro nell’acquisto di un nuovo mezzo di trasporto. Porteremo la loro voce domani all’incontro in Regione con l’assessore  Marnati. Ancora una volta chiederemo esenzioni per chi utilizza, ad esempio, i mezzi N1, euro 3 diesel per le tipologie produttive che ricoprono carattere d’urgenza o non procrastinabili ed in particolare per quelle attività previste per legge ma, soprattutto, provvedimenti non estemporanei. Cosa si pensa di fare, per esempio, sul fronte del riscaldamento, che a breve verrà attivato, che è ben più inquinante dei mezzi diesel? Voglio ricordare che la Regione ha giustamente preso posizione contro il Comune di Torino sulla Ztl, sostenendo che non è il traffico a produrre inquinamento. Ci aspettiamo, quindi, una posizione coerente con questo assunto anche quando si tratta di blocchi del traffico”.

FRANCIA, DIVIETO DI RIPOSO IN CABINA PER I CONDUCENTI DI VEICOLI LEGGERI SINO A 3,5 TONNELLATE

INTERNAZIONALI, FRANCIA: DIVIETO DI RIPOSO IN CABINA ANCHE PER I CONDUCENTI DI VEICOLI LEGGERI FINO A 3,5 TON L’Amministrazione francese ha informato, con una missiva indirizzata alla Commissione Ue ed alle Amministrazioni dei Paesi membri, la decisione di assoggettare all’obbligo di far trascorrere ai conducenti di veicoli leggeri (fino a 3,5 tonnellate) il riposo giornaliero e quello settimanale al di fuori del veicolo. La Francia comunica che tale riposo dei conducenti va effettuato in strutture che siano compatibili con la dignità umana e rispettose della loro salute. Nella nota l’Amministrazione francese informa anche delle sanzioni che potranno essere irrogate al datore di lavoro che non fornisca al conducente gli elementi di prova atti a dimostrare che il proprio dipendente abbia effettivamente trascorso il riposo fuori dal veicolo. Tali sanzioni possono giungere sino alla confisca del veicolo. Si allega nota del 9 settembre 2020 delle autorità francesi (in francese) e una traduzione di cortesia in italiano

SMOG, GIORGIO FELICI, NO ADDOSSARE LA LOTTA CONTRO L’ INQUINAMENTO AGLI ARTIGIANI

SMOG. GIORGIO FELICI (PRESIDENTE DI CONFARTIGIANATO PIEMONTE): “AGLI ARTIGIANI NON SI PUÒ ADDOSSARE LA CROCE DELLA LOTTA CONTRO L’INQUINAMENTO” “Alla Regione chiederemo esenzioni per chi utilizza i mezzi N1, euro 3 diesel ma,  soprattutto, provvedimenti non estemporanei.” “Tutte le mattine un artigiano si sveglia, si affaccia alla finestra per vedere che tempo fa e si chiede: potrò circolare e lavorare? Domani mattina sicuramente la risposta sarà negativa, visto l’ennesimo annuncio del blocco del traffico. Insomma, la giusta lotta all’inquinamento prosegue con provvedimenti tampone. Come artigiani non intendiamo sopportare una simile improvvisazione in materia di mobilità”. Così Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, commenta la nuova decisione del blocco del traffico. “Pmi, micro-imprese e artigiani vivono tra mille difficoltà: 3 mesi di lockdown, oneri fiscali e burocratici, zero liquidità, ripartenza lenta. Ora non possono chiederci di portare anche la croce della lotta all’inquinamento, che deve essere condotta adottando misure strutturali non solo in tema di mobilità. Su questo fronte non vediamo novità. Peccato che ora la situazione delle nostre imprese non è solo difficile, ma drammatica. Giardinieri, idraulici, elettricisti: sono davvero tanti gli artigiani preoccupati dal dover subire un ulteriore grave danno economico. Utilizzano il furgone come strumento di lavoro, per raggiungere i clienti o per fare consegne. Bloccarli vuol dire impedire loro di lavorare, e davvero pochi sono nelle condizioni di poter investire decine di migliaia di euro nell’acquisto di un nuovo mezzo di trasporto. Porteremo la loro voce domani all’incontro in Regione con l’assessore  Marnati. Ancora una volta chiederemo esenzioni per chi utilizza, ad esempio, i mezzi N1, euro 3 diesel per le tipologie produttive che ricoprono carattere d’urgenza o non procrastinabili ed in particolare per quelle attività previste per legge ma, soprattutto, provvedimenti non estemporanei. Cosa si pensa di fare, per esempio, sul fronte del riscaldamento, che a breve verrà attivato, che è ben più inquinante dei mezzi diesel? Voglio ricordare che la Regione ha giustamente preso posizione contro il Comune di Torino sulla Ztl, sostenendo che non è il traffico a produrre inquinamento. Ci aspettiamo, quindi, una posizione coerente con questo assunto anche quando si tratta di blocchi del traffico”.

AMBIENTE E SICUREZZA GESTIONE RIFIUTI COSA E’ CAMBIATO DAL 26 SETTEMBRE?

AMBIENTE D. LGS. 116_2020  GESTIONE DEI RIFIUTI  COSA CAMBIA DAL 26 SETTEMBRE 2020? Il 26 settembre 2020 è entrato in vigore il Decreto Legislativo n. 116/2020 che, nel recepire le Direttive Europee sui rifiuti e sugli imballaggi, MODIFICA in modo sostanziale la parte IV del Testo Unico Ambientale e di conseguenza GLI OBBLIGHI E GLI ADEMPIMENTI DELLE IMPRESE CHE PRODUCONO E GESTISCONO I RIFIUTI. Di seguito una sintesi delle principali novità. REGISTRI CARICO E SCARICO RIFIUTI Dal 26/09/2020 sono esonerati dall’obbligo di tenuta del registro di carico e scarico le imprese che raccolgono e trasportano i propri rifiuti non pericolosi (cat. 2bis dell’Albo Gestori Ambientali) nonché PER I SOLI RIFIUTI NON PERICOLOSI le imprese e gli enti produttori iniziali che non hanno più di 10 dipendenti; a tal proposito si specifica che è stata avanzata una richiesta di chiarimenti per la definizione di “dipendenti”. A tal proposito si rammenta che NULLA è variato rispetto all’obbligo TEMPORALE di smaltimento dei rifiuti che non superando i 30 m3 (rifiuti non pericolosi) resta ANNUALE: si consiglia pertanto all’azienda non più obbligata ad effettuare le annotazioni di prevedere una traccia delle produzioni per rispettare i termini di smaltimento. Si segnala inoltre che le aziende la cui produzione annua non eccede le 20 tonnellate di rifiuti non pericolosi e le 4 tonnellate di rifiuti pericolosi possono avvalersi per la tenuta dei registri di carico e scarico dei rifiuti del servizio della nostra Organizzazione che può provvedere all’annotazione con cadenza mensile. Gli altri soggetti obbligati alla tenuta delle scritture ambientali sono rimasti invariati ma sono state chiarite le tempistiche per le annotazioni di carico e scarico: a) per i produttori iniziali almeno entro 10 giorni lavorativi dalla produzione del rifiuto e dallo scarico dello stesso; b) per i soggetti che effettuano la raccolta e il trasporto, almento entro 10 giorni lavorativi dalla data di consegna dei rifiuti all’impianto di destino; c) per i commercianti e gli intermediari di rifiuti almeno entro 10 giorni lavorativi dalla data di consegna dei rifiuti all’impianto di destino; d) per i soggetti che effettuano le operazioni di recupero e di smaltimento entro due giorni lavorativi dalla presa in carico dei rifiuti. I soggetti esercenti attività ricadenti nell’ambito dei codici ATECO 96.02.01 (Parrucchieri), 96.02.02 (Estetiste), 96.02.03 (Servizi di manicure e pedicure) e 96.09.02 (Attività di tatuaggio e piercing) che producono rifiuti pericolosi ed i produttori di rifiuti pericolosi non rientranti in organizzazione di ente o impresa possono adempiere all’obbligo con una delle seguenti modalità: a) Con la conservazione progressiva per tre anni del formulario di identificazione relativo al trasporto dei rifiuti b) Con la conservazione per tre anni del documento di conferimento rilasciato dal soggetto che provvede alla raccolta di detti rifiuti nell’ambito del circuito organizzato di raccolta. I tempi di conservazione del registro di carico e scarico scendono a tre anni dalla data dell’ultima registrazione effettuata. FORMULARIO DI IDENTIFICAZIONE DEI RIFIUTI Si conferma che la IV copia del formulario può essere trasmessa al produttore a mezzo pec, purché il trasportatore assicuri la conservazione del documento originale ovvero provveda successivamente all’invio dello stesso al produttore. Le copie dei formulari di identificazione dei rifiuti dovranno essere conservate per tre anni. In tema di trasporto rifiuti sono previste delle novità sia in tema di vidimazione che per quanto riguarda i rifiuti derivanti da attività di manutenzione, piccoli interventi edili, attività di pulizia, disinfestazione, derattizzazione e sanificazione ma anche su questo sono state presentate delle richieste di chiarimenti per permettere alle aziende associate di poter applicare le nuove disposizioni senza incorrere nel rischio di sanzioni. RESPONSABILITÀ DEL PRODUTTORE Operativamente torna la necessità di dimostrare l’effettivo smaltimento dei rifiuti; nello specifico il Decreto stabilisce che “nel caso di conferimento di rifiuti a soggetti autorizzati alle operazioni di raggruppamento, ricondizionamento e deposito preliminare di cui ai punti D13, D14, D15, la responsabilità dei produttori dei rifiuti per il corretto smaltimento è esclusa a condizione che questi ultimi, oltre al formulario di identificazione abbiano ricevuto un’attestazione di avvenuto smaltimento, resa ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, sottoscritta dal titolare dell’impianto da cui risultino: i dati dell’impianto e del titolare, le quantità dei rifiuti trattate, la tipologia di operazione di smaltimento effettuata.” SISTEMA DI TRACCIABILITÀ DEI RIFIUTI – REGISTRO ELETTRONICO NAZIONALE (R.E.N.) Il decreto disciplina il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti che si compone delle procedure e degli strumenti di tracciabilità integrati nel “Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti”, istituito ai sensi dell’art. 6 del D.L. 135/18. Le modalità di organizzazione, di funzionamento, di iscrizione da parte dei soggetti obbligati o di coloro che vi aderiranno in forma volontaria, la compilazione, la vidimazione e la tenuta in formato digitale dei registri di carico e scarico rifiuti e dei formulari di identificazione dei rifiuti sono demandati a successivi decreti ministeriali. Fino all’entrata in vigore del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti, per i soggetti obbligati le modalità di compilazione, vidimazione, tenuta dei registri di carico e scarico e dei formulari di identificazione dei rifiuti sono quelle attualmente in vigore. M.U.D. – MODELLO UNICO DI DICHIARAZIONE AMBIENTALE Restano invariati i soggetti obbligati alla presentazione del M.U.D. ALTRE NOVITÀ Sono state riformulate le sanzioni sugli obblighi di comunicazione, tenuta dei registri di carico e scarico, formulari di identificazione dei rifiuti, obbligo di iscrizione al nuovo registro elettronico nazionale, etc. Sono state modificate alcune definizioni in particolare sulla nuova definizione di rifiuti urbani, che prevede che moltissimi rifiuti da speciali diventeranno urbani per legge. Si precisa tuttavia che la definizione di rifiuti urbani rileva ai fini degli obiettivi di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio nonché delle relative norme di calcolo e non pregiudica la ripartizione delle responsabilità in materia di gestione dei rifiuti tra gli attori pubblici e privati. Inoltre, l’art. 198 sancisce che le utenze non domestiche possano conferire al di fuori del servizio pubblico i propri rifiuti urbani previa dimostrazione di averli avviati al recupero mediante attestazione rilasciata dal soggetto che effettua l’attività di recupero dei rifiuti stessi. … Leggi tutto

CONFARTIGIANATO ORAFI

STUDI – Oreficeria in recupero dopo la pesante crisi Covid-19. Il focus nel convegno di Confartigianato a VicenzaOro In questa fine estate 2020 si registrano diversi segnali di recupero dell’attività economica che si dovrebbero riverberare positivamente sul rimbalzo previsto nel terzo trimestre dell’anno 2020. La nostra analisi della congiuntura di questa settimana ha messo in luce miglioramenti per numerosi indicatori, quali la produzione, il fatturato e gli ordinativi nella manifattura, l’attività delle costruzioni, le vendite al dettaglio, i flussi di commercio estero e il clima di fiducia di imprese e famiglie. Questi segnali sono particolarmente importanti per quei settori del made in Italy che hanno maggiormente sofferto durante la crisi Covid-19, tra cui la moda, mobili e la gioielleria. Nel settore orafo, l’analisi dei dati pubblicati ieri dall’Istat evidenzia che a luglio 2020 la produzione di gioielleria, bigiotteria e articoli connessi, lavorazione delle pietre preziose è salita del 19,2% rispetto a giugno, proseguendo il recupero avviato da maggio e che sta delineando una curva ‘V’. E’ auspicabile che questo trend prosegua anche nei mesi autunnali per poter avvicinare in tempi sostenibili il livello della produzione pre-Covid-19 di febbraio, dopo una crisi che è stata più profonda rispetto agli altri settori manifatturieri: nei cinque mesi marzo-luglio 2020 la produzione della gioielleria si è dimezzata, con un calo del 54,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e di intensità doppia rispetto al Manifatturiero (-23,7%).  In crescita i prezzi alla produzione che nella media dei cinque mesi marzo-luglio 2020 registrano una crescita tendenziale del 5,4% mentre, nello stesso periodo, il Manifatturiero è in deflazione (-1,7%). A luglio 2020 i prezzi risultano in salita del 9,9% rispetto un anno prima a fronte del calo dell’1,6% dei prezzi della manifattura. L’analisi del settore sarà esaminata nell’ambito della manifestazione VOICE a VicenzaOro, domani 12 settembre alle ore 15:00 durante il convegno organizzato da Confartigianato Orafi “Dinamiche evolutive del settore oreficeria in Italia: possibili scenari e strategie alla luce dell’emergenza COVID-19”. La struttura imprenditoriale del comparto Orafo conta 7.482 imprese attive che danno lavoro a 31.172 addetti. Nel settore orafo sono protagoniste le micro e piccole imprese con meno di 50 addetti che generano un fatturato di 2,9 miliardi di euro e danno lavoro a circa 24 mila addetti, oltre i tre quarti (77%) dell’occupazione del comparto. Spiccata la vocazione artigiana dell’oreficeria italiana, con una quota sulle imprese del comparto pari all’80%, ampiamente superiore al 64% osservata nel Manifatturiero; in termini occupazionali la quota sugli addetti del comparto è pari al 54% e doppia rispetto al 25% rilevata nel Manifatturiero. Come evidenziato in una nostra precedente analisi, l’artigianato orafo italiano vale come l’intero settore in Germania. I distretti dell’oreficeria italiana – Nei distretti nei territori provinciali di Arezzo, Alessandria e Vicenza si concentra un terzo (32%) delle imprese ed oltre la metà (55,5%) dell’occupazione dell’oreficeria. Le tre province sono le principali esportatrici rappresentando, come ha evidenziato una analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Vicenza, i tre quarti (76,5%) dell’export orafo italiano nei primi 9 mesi del 2019. L’analisi nella Nota dell’Ufficio Studi ‘Le tendenze del comparto Orafo nella crisi Covid-19’. Clicca qui per scaricarla.       INDICE DELLA PRODUZIONE: COMPARTO ORAFO E MANIFATTURIERO Gennaio 2018-luglio 2020. Indice destagionalizzato base 2015=100 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat     INDICE DEI PREZZI ALLA PRODUZIONE: COMPARTO ORAFO E MANIFATTURIERO Gennaio 2018-luglio 2020. Indice grezzo, base 2015=100 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat        

ANAP- AUMENTO PENSIONI INVALIDITA’, PUBBLICATA LA CIRCOLARE INPS

AUMENTO PENSIONI INVALIDITÀ: PUBBLICATA LA CIRCOLARE INPS               L’INPS ha finalmente pubblicato la circolare relativa all’aumento delle pensioni di invalidità, sulla base di quanto stabilito dalla Sentenza della Corte Costituzionale 152/2020 e dal decreto legge “agosto” (decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, articolo 15) che prevedono una maggiorazione economica fino a 651,51 euro per 13 mensilità per coloro che sono titolari di pensione di inabilità (quindi invalidi civili totali, ciechi civili assoluti e sordi) o di pensione di inabilità ordinaria di cui alla legge n. 222/1984, già prima del compimento del sessantesimo anno di età e dopo i diciotto anni, a patto che siano rispettati precisi limiti reddituali. Quindi, la tanto attesa circolare operativa Inps dà concretamente il via all’aumento delle pensioni di invalidità, fornendo altresì i chiarimenti operativi. Gli invalidi civili totali, ciechi civili assoluti e sordi non devono presentare alcuna domanda: l’aumento verrà riconosciuto in automatico d’ufficio dall’INPS, con decorrenza dal 1° agosto 2020. Invece, i titolari di pensione di inabilità ordinaria di cui alla legge n. 222/1984 devono presentare apposita domanda. L'aumento viene concesso dal primo giorno del mese successico alla presentazione della domanda. A coloro che la presentano entro il 9 ottobre 2020, saranno riconosciuti gli arretrati con decorrenza dal 1° agosto 2020. Per maggiori informazioni e per la eventuale presentazione delle relative domande è bene rivolgersi al Patronato Inapa della Confartigianato Biella fissando un appuntamento telefonando al numero 015 8551710

ANAP, RAPPORTO ISTAT SULL’INVECCHIAMENTO ATTIVO: L’ ITALIA TRA I PAESI EUROPEI MENO ATTREZZATI

RAPPORTO ISTAT SULL'INVECCHIAMENTO ATTIVO: L’ITALIA TRA I PAESI EUROPEI MENO ATTREZZ   Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è ormai un processo ineludibile in quasi tutti i paesi a sviluppo avanzato. Occorre dunque un cambiamento culturale che porti a politiche mirate per governarlo, con l’obiettivo di trasformarlo da un peso a una risorsa per la società, attivando tutte le potenzialità delle persone anziane. La progressiva attenzione a livello internazionale ha stimolato molti paesi ad adottare politiche per l’invecchiamento attivo e ha portato alla costruzione dell’Active ageing index (Indice dell’invecchiamento attivo) a cui l’ISTAT ha collaborato insieme ai partner internazionali (Unece e Commissione europea). Si tratta di un indicatore composto principalmente da quattro componenti, ovvero il tasso di occupazione degli over 55, la partecipazione nella società, le attività di cura di bambini e adulti da parte degli anziani, la loro partecipazione ad attività politiche o di volontariato. È uno strumento finalizzato a monitorare i risultati nei diversi ambiti, utile soprattutto ai politici e agli amministratori pubblici per la valutazione e l’adozione di politiche adeguate di sostegno all’invecchiamento attivo. Tale indice è stato declinato, per quanto riguarda il nostro Paese, per genere e regione, abbracciando un periodo che va dal 2007 al 2018. A livello sovranazionale i risultati mostrano una divisione netta tra Paesi dell’Europa del Nord e Continentale e Paesi del Sud e dell’Est Europa. I primi raggiungono i punteggi più alti nell’indice di invecchiamento attivo, segno che hanno adottato politiche e interventi in questa direzione, mentre i paesi mediterranei e dell’Europa orientale presentano risultati dai quali emerge che non sono ancora pronti ad affrontare adeguatamente il crescente invecchiamento della popolazione. L’Italia nel decennio considerato, dopo un iniziale miglioramento conseguito nel 2012 rispetto al 2008, peggiora e scende di posizione nella graduatoria. Le differenze principali non sono ascrivibili solamente al diverso grado di sviluppo dei paesi, ma sono anche il frutto del combinato effetto di politiche discriminatorie, come quelle afferenti al genere o basate sull’età, che riguardano trasversalmente tutte le sfere dell’invecchiamento attivo. Soprattutto, dipendono dal sistema valoriale e culturale, creatosi attraverso le diverse esperienze storiche e politiche, che determina gli assetti istituzionali dei paesi e quindi differenti sistemi di protezione sociale. Tra i diversi paesi europei vi sono differenze molto marcate nella composizione della spesa sociale, frutto ovviamente dei diversi sistemi sociali e dei differenti rischi e benefici che vengono coperti. Nei Paesi del Nord Europa, in particolare quelli scandinavi, prevale un modello più universalistico, in cui le prestazioni contro la disoccupazione e le politiche attive sul mercato del lavoro rivestono un ruolo essenziale al fine di ridurre i fenomeni di povertà ed emarginazione sociale: ciò si riflette in alti tassi di occupazione per tutte le classi di età, comprese quelle mature, per entrambi i generi. L’altro tratto distintivo è una maggiore quota della spesa sociale destinata alla fornitura di beni e servizi forniti ai cittadini. Nei paesi dell’Europa Meridionale, tra i quali è inserita a pieno titolo l’Italia, prevale un modello di welfare mediterraneo di tipo “familista”, dove la famiglia è la principale fornitrice di cura e assistenza ai propri componenti e lo Stato assume un ruolo marginale e residuale, a fronte di una crescita del terzo settore (privato sociale). Poggiando sul ruolo di ammortizzatore sociale assegnato alla famiglia, il welfare italiano destina una quota minoritaria della spesa sociale alla fornitura di beni e servizi, e una maggioritaria come trasferimenti in denaro, in cui la spesa pensionistica assume una dimensione rilevante. In Italia è dunque la famiglia che storicamente si fa carico dei bisogni di assistenza, come emerge dai risultati dell’indice di invecchiamento attivo, al contrario dei Paesi del Nord Europa. Seguendo un approccio simile, tra il 2007 e il 2018 è stato possibile identificare le aree di eccellenza e monitorare le lacune in materia di invecchiamento attivo in tutte le regioni italiane. Nel complesso si può osservare che, mentre le regioni del Mezzogiorno sono generalmente in fondo nella classifica di tutti i domini considerati, è tendenzialmente nelle regioni del Nord che si trovano gli anziani più attivi. Nel mezzo ci sono tutte le altre regioni e le analisi mostrano una situazione estremamente diversificata, con livelli di ritardo più o meno accentuati. Al top c’è provincia autonoma di Bolzano, mentre il record negativo spetta alla Campania. Uno degli elementi che contribuisce a definire l’Active ageing index è la partecipazione attiva nella società da parte degli anziani. Dai dati forniti dal Rapporto, regione per regione, si evince in quali attività sia impegnata la terza età in Italia. Ebbene, quella principale è legata alla cura dei bambini, verosimilmente i rispettivi nipoti, che a livello nazionale coinvolge un anziano su quattro. Certo, non mancano le eccezioni, come la Campania, dove la voce principale (19,4%) riguarda la cura degli adulti .

ANAEPA- L’ EFFICIENTAMENTO ENERGETICO COMUNI, INIZIO LAVORI ENTRO IL 15 NOVEMBRE 2020

Efficientamento energetico Comuni, inizio lavori entro il 15 novembre È stato pubblicato il decreto direttoriale 1° settembre 2020 del MISE che disciplina le modalità attuative dell’erogazione dei contributi in favore dei Comuni che realizzano una o più opere pubbliche nel campo dell’efficientamento energetico e dello sviluppo territoriale sostenibile, secondo quanto previsto dall’articolo 30, comma 14-bis DL Crescita (decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34). L’inizio dell’esecuzione dei lavori è fissato entro il 15 novembre 2020, pena la decadenza automatica, in tutto o in parte, dall’assegnazione del contributo concesso. In particolare, l’articolo 30, comma 14-bis, prevede, a decorrere dall’anno 2020, l’assegnazione ai comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, di contributi per la realizzazione di progetti relativi ad interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile, mentre con il decreto MISE del 2 luglio scorso era stato assegnato un contributo a fondo perduto, dell’importo di 19.329,89 di euro, in favore di ciascuno dei 1.940 Comuni italiani con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, per realizzare interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile. L’Allegato 1 al decreto direttoriale riporta a titolo esemplificativo le tipologie di lavori ammessi al contributo, tra cui ad esempio il miglioramento dell’isolamento termico dell’involucro edilizio, gli interventi di verde urbano integrato, l’efficientamento della pubblica illuminazione, l’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Le opere per essere finanziate dovranno necessariamente non aver già ottenuto un finanziamento a valere su fondi pubblici o privati, nazionali, regionali, provinciali o strutturali di investimento europeo e dovranno essere aggiuntive rispetto a quelle già programmate sulla base degli stanziamenti contenuti nel bilancio di previsione dell’anno in corso. In ogni caso – si chiarisce nel decreto – non sono ammissibili al contributo gli interventi di ordinaria manutenzione, di mera fornitura e la progettazione non a supporto della concreta realizzazione dell’opera. Il contributo erogabile per ogni progetto è pari alla spesa effettivamente sostenuta da ciascun Comune e l’erogazione dello stesso avviene in due quote: la prima, pari al 50% del contributo assegnato, a seguito della verifica da parte del Ministero, nel rispetto del termine di inizio lavori e delle informazioni richieste nell’Allegato 2 del decreto. Il saldo, pari alla differenza tra la spesa effettivamente sostenuta per la realizzazione del progetto e la quota già erogata, è corrisposto a seguito del collaudo dell’intervento realizzato  

REGIONE PIEMONTE NEWSLETTER FORESTALE SETTEMBRE 2020

 Newsletter forestale numero 151 -Settembre 2020 Regione Piemonte – Settore Foreste   NOTIZIE La via del bosco, il documentario di Regione Piemonte a CinemAmbiente Progetto MITIMPACT, evento finale online il 29 settembre Progetto For.Italy: l'evento lancio in diretta streaming Salute e sicurezza nei lavori forestali: le nuove schede Aperto lo Sportello forestale a Torre Mondovì   AVVISI Bando per la vendita di materiale legnoso – Consorzio Forestale Alpi Liguri   PSR 2024-2020 Punti Informativi Forestali: disponibile il calendario autunnale